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Nicola Valluzzi: Amministratore di voli, di terra e di strade

L'unica scelta possibile lettera aperta di un non candidato

Quando sono comparsi sui muri i manifesti di non-candidato con il mio nome e la mia faccia, sui quali è scritto "l'unica scelta possibile", in tanti mi hanno chiesto che cosa significasse. Un dichiarazione di resa? Una giustificazione alla rinuncia? Un invito all'astensione? Niente di tutto questo.
L'unica scelta possibile ha coinciso, per me, anche con la scelta più difficile: quella di non candidarmi dopo anni di sacrifici, di impegno politico e istituzionale, su vari fronti, per la mia comunità e la mia terra. Dopo un'esperienza amministrativa, per me entusiasmante, sul piano locale e nazionale. Dopo aver ricevuto numerose sollecitazioni a essere in campo.
Ma ho deciso di non candidarmi. E non per snobismo o timori.


Ho risposto no dopo aver inutilmente chiesto a quello che era il mio partito uno scatto di orgoglio. Il recupero delle ragioni e dei principi ispiratori di una comunità politica. Ma ho trovato di fronte un muro. Si percepiva soprattutto la preoccupazione di un ceto politico a preservare sé stesso, senza sentirsi sfiorare dal bisogno di un'autovalutazione critica.
Quando, con le elezioni, ci si rimette al giudizio dei cittadini, si può vincere o si può perdere. Ma non si possono rimuovere i propri valori fondanti: la responsabilità per il futuro della propria comunità; l'agire con il senso del "Noi" (e non dell'"Io"). Non si può non contrastare la riduzione della politica a una somma di aspettative individuali.
Non c'è riscatto possibile senza visione e senza tensione al cambiamento.

Da dove si può ripartire in una regione minacciata dalla fuga dei propri giovani, dalla denatalità, dallo spopolamento, dalla carenza di infrastrutture e collegamenti, dalla minaccia per la salute e per l'ambiente, dall'attacco ai diritti di cittadinanza, dalla spoliazione di presidi sociali e di servizi, dall'egoismo neo-secessionista delle ricche regioni del Nord?
Il Centrosinistra non può che ripartire dai bisogni e dalle aspirazioni della propria gente. Dalla difesa del lavoro e dei diritti. Dal rispetto delle vocazioni del territorio e delle sue comunità. Dalla tutela dell'ambiente, della salute e della qualità della vita. Dal filo che lega conoscenza, memoria e innovazione. Dall'Italia migliore impegnata nelle associazioni e nel volontariato. Dalla buona amministrazione. Dal porsi come argine al degrado del discorso pubblico e all'imbarbarimento anche delle relazioni umane.

Niente a che vedere con gli slogan agitati da una Destra che incendia il Paese con messaggi che incitano all'esclusione e alla separazione.
Una Destra che propugna il secessionismo dei ricchi del Nord a discapito di un Sud sempre ignorato e tenuto ai margini.
Una Destra che, con i suoi governi nazionali, con la Lega in prima fila, è responsabile dell'abbandono del Sud.
Una Destra impaziente di conquistare la Basilicata in vista del rinnovo dell'accordo fra Eni e Regione che - alla faccia della difesa del pianeta e del clima, della piccola Greta e dei giovani che nel mondo e anche in Basilicata hanno chiesto di operare scelte rispettose dell'ambiente – può significare l'aggravarsi di uno sfruttamento intensivo del territorio e delle sue risorse.
È davvero questo che i lucani possono auspicare per sé stessi e per il futuro dei loro figli?
Com'è ipocrita lo stupore esibito da Salvini e Berlusconi quando, in questi giorni di campagna elettorale, si accorgono di quanto sia complicato arrivare in Basilicata. E finora costoro dov'erano? Cos'hanno fatto?
Come se l'esclusione di questa regione, negli ultimi 25 anni, dai programmi per i collegamenti veloci (a partire dalle ferrovie) e in generale per le grandi infrastrutture, non fosse stata decisa (anche) dai governi marcati Lega e Berlusconi.
Quando nel 2010 furono sottratti al Sud e alla Basilicata quote dei fondi Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate) per destinare quei denari al pagamento delle multe degli allevatori del Nord che avevano sforato le "quote latte" (causando un doppio danno al Mezzogiorno), quella decisione portava la firma di Berlusconi e della Lega.
E che dire del deposito unico di scorie radioattive a Scanzano Ionico? Sciagura che fu impedita, nel novembre del 2003, dalla grande mobilitazione del popolo lucano.
Si possono affidare a cuor leggero i destini della Basilicata e dei lucani a chi, da sempre, li ha messi sotto scacco?

Nessuno oggi può dirsi estraneo all'abbandono subito dal Sud e dalla Basilicata. Ai ritardi, alle esclusioni, alle discriminazioni, alle colpevoli dimenticanze.
Il Centrosinistra, se davvero vuole ritrovare il senso della propria missione, deve assumersi la propria parte di responsabilità, a Roma come a Potenza e a Matera, e deve farsi promotore di un cambio di paradigma. Anche perché, senza la rinascita del Sud, non potrà esserci rinascita dell'Italia.
L'unica scelta possibile.

Per tutte queste ragioni, a dispetto dei sondaggi, dei calcoli, delle convenienze, pur rimanendo fuori dal Pd, ho deciso di sostenere la mia storia politica.
La sostengo anche nel tempo in cui, chi avrebbe avuto il dovere di riaffermarne le ragioni, si è mostrato non sempre all'altezza del compito.
Sostengo il candidato presidente del Centrosinistra, Carlo Trerotola, al quale ribadisco la mia stima e riconosco grandi doti di umanità.
Sostengo la comunità di Centrosinistra, troppo spesso mortificata, ma che può contare ancora su uomini, forze e dignità per poter prevalere nella prossima competizione elettorale per la Regione Basilicata.
Solo i topi scappano quando temono che la nave possa affondare.
Gli uomini leali, anche quando non hanno particolari responsabilità per il rischio di naufragio, restano. Restano al loro posto. Restano per compiere il loro dovere.

"So che niente dipende da me, ma parlo e agisco come se tutto dipendesse da me", diceva Teresa d'Avila, Santa Teresa de Jesùs.
Anche stavolta, l'unica scelta possibile.

Amministratore di voli...

di terre e di strade